IMAGING E CLINIMETRIA IN REUMATOLOGIA
Dal 12 Dicembre, 2012 al 12 Dicembre, 2012
IN ALLEGATO IL PROGRAMMA
La mano rappresenta una delle sedi più frequentemente interessate nella osteoartrosi e una buona conoscenza delle tecniche di imaging in radiologia tradizionale è in genere sufficiente alla diagnostica , mentre ecografia, RNM è di estrema utilità per la diagnostica differenziale con le forme infiammatorie. La diagnosi di artrosi erosiva si avvale essenzialmente della radiologia tradizionale ma anche per questa forma è necessaria una buona esperienza da parte del clinico e del radiologo. L’Artrite Reumatoide (AR) è una malattia infiammatoria cronica che colpisce le articolazoni diartrodiali, ma può coinvolgere ogni distretto dell’organismo. A livello articolare il processo infiammatorio ha carattere erosivo e può portare alla distruzione dei capi ossei articolari e all’anchilosi. Il quadro clinico è costituito da una poliartrite a distribuzione simmetrica, ad andamento centripeto e a carattere aggiuntivo che colpisce in ordine di frequenza: IFP delle mani, MCF, polsi, MTF, IPF dei piedi, ginocchia, gomiti, caviglie, spalle,anche e colonna cervicale. Frequente è il coinvolgimento di tendini, guaine tendinee e borse sierose. L’interessamento della colonna cervicale e dell’articolazione atloassiale è un problema estremamente delicato per le grave complicazioni legati alla sublussassazione e ancora di più alla dislocazione. Le malattie reumatiche che interessano il rachide sono un gruppo eterogeneo di malattie a carattere multisistemico,  multifattoriale che determinano compromissione sia dello stato funzionale che dello stato psico/sociale . Tra le malattie reumatiche quelle che presentano interessamento del rachide, oltre all'artrite reumatoide, sono principalmente la spondilite anchilosante, le artriti reattive, l’osteoartrosi e la iperostosi scheletrica diffusa idiopatica (DISH). Nella diagnostica di queste forme le tecniche di imaging hanno un ruolo centrale. Le spondiloartriti (SpAs) sono una famiglia di artropatie infiammatorie caratterizzate dal coinvolgimento sia della membrana sinoviale che delle entesi con conseguente sviluppo di artrite spinale e oligoartrite periferica; si manifestano principalmente in individui geneticamente predisposti ( HLA B 27 positivi). Esse hanno una frequenza almeno simile a quella dell’artrite reumatoide, con una incidenza che va dallo 0.5 % al 1.9 %. .  Le principali forme che appartengono a questo gruppo sono la Spondilite Anchilosante e L’Artrite Psoriasica, lo studio di queste forme negli ultimi anni ha visto numerosi progressi anche grazie alle acquisizioni del ruolo delle Citochine nella loro patogenesi. L’importanza del TNF α  e di altre citochine quale la Il-6 nel determinismo patogenetico dei processi flogistici coinvolti in queste malattie e il ruolo dei nuovi farmaci biologici , che agiscono su questi mediatori (anti TNF , Tocilizumab,) o sui Linfociti (Rituximab, Abatacept) insieme all’utilizzo dei nuovi COXIB nella terapia rappresentano una nuova opportunità , ma impongono la necessita di una rapida divulgazione delle informazioni necessarie per un corretto approccio diagnostico e terapeutico. La possibilità di un trattamento efficace con i nuovi farmaci rende ancora più auspicabile da un lato la diagnosi precoce ma dall’altro anche la necessità di un attento monitoraggio della risposta terapeutica. Per questo motivo sono in continua evoluzione le tecniche di Imaging. La conoscenza della radiologia clinica e degli score radiologici da parte del reumatologo, fisiatra e la stretta collaborazione dello specialista radiologo rappresenta quindi un obiettivo formativo importante. L’applicazione delle metodiche di risonanza magnetica nucleare e dell’ecografia nel campo delle artriti infiammatorie è indispensabile non solo per la diagnosi ma anche per il follow up terapeutico. Recentemente sono stati pubblicati le nuove linee guida ASAS per la classificazione delle spondiloartriti, che hanno dato alla RNM un ruolo centrale. La clinimetria è uno strumento utile per valutare la gravità della compromissione funzionale la disabilità , l’attività di malattia e la risposta terapeutica; d’altro canto l’approccio terapeutico integrato non può fare a meno di una terapia riabilitativa che cerchi di valorizzare la capacità funzionale residua nel rispetto delle regole di economia articolare. La capillaroscopia rappresenta una tecnica strumentale per la diagnosi delle alterazioni morfologiche e funzionali del microcircolo che è frequentemente coinvolto in numerose patologie di interesse reumatologico; la capillaroscopia viene eseguita utilizzando un videocapillaroscopio costituito da una sonda ottica in grado acquisire e di trasmettere le immagini ad un computer per la successiva elaborazione. La capillaroscopia consente di studiare diverse aree corporee, ma la cute periungueale rimane la sede di elezione soprattutto perché in tale sede l’asse maggiore dei capillari da esaminare è parallelo alla superficie cutanea. Lo studio dei capillari che decorrono sotto le unghie delle mani è un esame che, malgrado la difficoltà di interpretazione, presenta il vantaggio di non essere invasivo e di essere poco costoso. I processi patologici che stanno alla base delle differenti malattie reumatiche possono provocare modificazioni di forma, grandezza e numero di capillari; anomalie capillaroscopiche sono state descritte in numerose patologie di interesse reumatico ed in maniera specifica nel gruppo delle malattie del tessuto connettivo. L a Mucopolisaccaridosi di Tipo I è una malattia genetica rara che colpisce bambini ed adulti. In questi soggetti vi è carenza o assenza di un enzima (cioè una proteina responsabile dell’attivazione di determinati meccanismi biologici indispensabili per il corretto funzionamento delle cellule) responsabile del catabolismo (cioè della decomposizione) dei glicosaminoglicani. In assenza dell’enzima specifico, i glicosaminoglicani si depositano in eccesso nelle cellule provocandone alterazioni funzionali e danni agli organi colpiti. Una malattia in cui molti organi sono coinvolti, viene definita multi-sistemica; nei diversi pazienti con MPS I in misura più o meno severa, possono essere danneggiati in modo particolare l’apparato muscolo-scheletrico, quello visivo, quello gastrointestinale e quello cardiaco.
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